Siamo sempre gli stessi, rimbalziamo tra Facebook, Instagram, Twitter, WhatsApp, Clubhouse. Abbiamo l’impressione di produrre contenuti di un qualche valore quando invece generiamo soltanto effimero rumore che si perde nell’istantaneità delle miliardi di conversazioni che affollano i social, sempre più prigionieri di queste gabbie che solleticano il nostro bisogno di essere ascoltati ritornando molto poco indietro. Clubhouse non è un posto migliore di tanti altri. È solo un’altra illusione dove noi siamo il prodotto finale.
Antonio Lupetti
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